Qualità oli: 7 su 15 non sono extravergini

Il comitato di assaggio del Laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane e dei monopoli di Roma ha eseguito un panel test per verificare la qualità degli oli comunitari

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Il comitato di assaggio del Laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane e dei monopoli di Roma ha eseguito un panel test per verificare la qualità degli oli comunitari.

Il risultato è alquanto preoccupante.
A quanto pare, 7 campioni di olio esaminati su 15 totali, alla prova organolettica, avrebbero riportato dei difetti e pertanto sarebbero risultati appartenere alla categoria degli oli di oliva vergini.

Nessun rischio per la salute dell’uomo, ma un problema per il portafoglio: un olio extravergine costerebbe il 30-40% in più rispetto ad uno vergine.

Un olio per essere definito e venduto come extravergine deve rispettare i parametri chimici previsti dalla normativa e superare la prova del panel test, obbligatoria per legge dal 1991, senza presentare appunti difetti organolettici. L’attribuzione anche di una sola nota negativa dagli assaggiatori accreditati ne decreta il declassamento, appunto dalla categoria “extravergine” a quella inferiore di “vergine”.

Nel test sarebbero stati esaminati oli di marche importanti e prestigiose e, se ciò corrispondesse alla realtà, sarebbe un grave danno per l’intero comparto olivicolo, soprattutto pugliese: la Puglia infatti è una delle prime regioni in Italia per la produzione di olio.

La produzione pugliese è già in particolare difficoltà a causa del diffondersi della Xylella, a cui va ad aggiungersi l’importazione di olio estero: la contraffazione del prodotto sarebbe un colpo mortale inferto ad un settore già in crisi.

Occorrono pertanto controlli a campione agli scaffali dei supermercati e conseguenti provvedimenti da parte delle autorità.

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