Le brutte copie dell’olio pugliese sono solo alcune delle truffe sulle specialità Made in Italy smascherate sulle piattaforme web, con 263 casi di oli tarocchi scovate on line.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti Puglia, sulla base del report dell’Istituto Repressione Frodi (ICQRF) del Ministero delle Politiche Agricole, divulgata in occasione della firma dell’accordo tra Governo Italiano e Amazon per garantire tutela e promozione dell’agroalimentare di qualità certificata sulla piattaforma on line.
I controlli hanno scovato sul web 177 casi di truffe con la dicitura ‘olio di Puglia’, 52 Dauno (olio evo) e 34 Terra di Bari (olio evo), oltre a 15 casi di false lenticchie di Altamura, in cui vengono rievocate – denuncia Coldiretti Puglia – anche le indicazioni comunitarie, approfittando dell’aumento degli acquisti familiari del +14,4% di prodotti che riportano la Puglia in etichetta, oppure le indicazioni geografiche europee di origine, con la Dop e IG Economy pugliese che vale oltre 439 milioni di euro.
L’intensificarsi dell’attività di controllo e repressione è un impegno che ha permesso lo scorso anno di far rimuovere nell’alimentare ben 24 referenze italiane contraffatte, la cui diffusione è favorita anche dalle difficoltà provocate dalla pandemia Covid. Accanto ad esperienze positive di successo la rete viene usata spesso come porto franco e diviene uno dei canali ideali per la diffusione dell’Italian sounding, ma in vendita su Internet ci sono anche il kit per il vino liofilizzato “Fai da te” con false etichette dei migliori vini Made in Italy.
“Le frodi nel settore agroalimentare ‘viaggiano’ anche sul web con gli ‘agropirati’ che sfruttano l’Italian sounding di prodotti tutelati da marchi comunitari per vendere finto olio extravergine pugliese, con un danno inestimabile in termini di concorrenza sleale e immagine per l’autentico Made in Puglia”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
La contraffazione, la falsificazione e l’imitazione del Made in Italy alimentare nel mondo – il cosiddetto italian sounding – supera per fatturato i 100 miliardi di euro, con quasi due prodotti apparentemente italiani su tre in vendita sul mercato internazionale, secondo una analisi della Coldiretti.
“Il business dell’Italian sounding sfrutta anche il web per vendere prodotti che non hanno nulla a che fare con il patrimonio agroalimentare straordinario sotto attacco dell’agropirateria internazionale. Le esportazioni di prodotti agroalimentari tricolori potrebbero triplicare se ci fosse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale, quando sono ancora falsi quasi due prodotti alimentari di ‘tipo italiano’ su tre”, aggiunge Muraglia.
Coldiretti ha coniato un neologismo per descrivere il panorama criminale, “agropirateria”.
“Il fenomeno criminale si sviluppa – conclude il presidente Muraglia – attraverso la vendita, le importazioni, la manipolazione e la trasformazione di prodotti agricoli di dubbia qualità e provenienza che giungono nel nostro Paese e diventano “made in Puglia” e “made in Italy” fregiandosi in modo fraudolento dell’immagine che accompagna, nel mondo, le produzioni del nostro territorio”.