In Puglia dal grano al pane il prezzo aumenta fino a 19 volte

Le ultime quotazioni del 2 marzo 2022 di 1 chilo di grano tenero alla borsa merci della Camera di Commercio di Foggia si attestano su 0,315 euro al Kg di grano tenero

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In Puglia dal grano al pane il prezzo aumenta fino a 19 volte tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito.
E’ quanto afferma la Coldiretti Puglia, rispetto al prezzo medio del pane in Puglia di 3,50 euro al Kg con punte fino a 6 euro, mentre le ultime quotazioni del 2 marzo 2022 di 1 chilo di grano tenero alla borsa merci della Camera di Commercio di Foggia si attestano su 0,315 euro al Kg di grano tenero.
Peraltro i prezzi al consumo del pane – continua la Coldiretti regionale – non sono mai calati negli ultimi anni nonostante la forte variabilità delle quotazioni del grano, per lungo tempo al di sotto dei costi di produzione, influenzate direttamente dalle quotazioni internazionali a differenza del pane che evidenzia una estrema variabilità dei prezzi in tutta la regione.
Una dimostrazione che a pesare sul prezzo finale del pane per oltre il 90% sono altri fattori come l’energia, l’affitto degli immobili ed il costo del lavoro piuttosto che la materia prima agricola. Con il grano sottopagato agli agricoltori negli ultimi 4 anni è aumentata la dipendenza dall’estero che ha raggiunto addirittura il 64% del fabbisogno, sul quale ora pesa il calo delle produzioni in Russia e Ucraina per effetto del clima.
E a preoccupare sono le prossime semine con i costi che sono raddoppiati per gli agricoltori che – spiega la Coldiretti Puglia – sono costretti ad affrontare rincari fino al 115% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione ma ad aumentare sono pure i costi per l’acquisto dei fertilizzanti delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne.
Peraltro il prezzo del grano per effetto della speculazione è sceso dell’8,5% nell’ultima settimana nonostante il permanere delle tensioni internazionali con lo stop alle esportazioni deciso dall’Ungheria e dall’Ucraina e l’annuncio della Russia di sospendere le esportazioni fino al 31 agosto, secondo l’analisi della coldiretti alla chiusura settimanale della borsa merci di Chicago che evidenzia come in una situazione di difficoltà dei mercati la speculazione si estende dall’energia alle materie prime agricole.
Una netta inversione di tendenza con il calo settimanale più rilevante dall’agosto 2016 che segue però – sottolinea la coldiretti – il balzo del 40,1% delle quotazioni del grano nella settimana precedente.
Un andamento – sottolinea la coldiretti – che non significa il superamento delle difficoltà, ma piuttosto l’accresciuto interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che ha approfittato degli alti valori raggiunti per realizzare profitti.
Le speculazioni – spiega la coldiretti – si spostano dai mercati finanziari in difficoltà ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto. Una speculazione sulla fame che nei paesi più ricchi provoca inflazione ma anche gravi carestie e rivolte nei paesi meno sviluppati.
Per ridurre la volatilità e stabilizzare i prezzi occorre – afferma la Coldiretti regionale – realizzare rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti. Una necessità – conclude la Coldiretti – per ridurre la dipendenza dall’estero da dove oggi arrivano oltre 6 chicchi di grano su 10 consumati in Italia.

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