Il vino pugliese vale in tutto 395 mln, l’estero 209 mln di euro

Il mercato russo sul quale oggi pesa l’embargo nel 2021 ha costituito circa 1,8%, 371mila euro. Quello Bielorusso 272mila euro. Quello Ucraino prima della guerra valeva 242 mila euro

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La Puglia è una terra di grandi vini e di grandi produttori. A dirlo a tutto il mondo durante il Vinitaly 2022 non sono solo le 110 presenze nello stand della regione Puglia ma anche i fatturati che sostengono imprese e posti di lavoro. Il vino prodotto nella regione vale in tutto 395 milioni di euro.

Nel 2021 le aziende pugliesi – secondo dati elaborati dal centro studi di Confragricoltura – hanno esportato vino in tutto il mondo per 208.740.037 euro. Il mercato russo sul quale oggi pesa l’embargo nel 2021 ha costituito circa 1,8%, 371mila euro. Quello Bielorusso 272mila euro. Quello Ucraino prima della guerra valeva 242 mila euro.

Secondo uno studio diffuso durante il Vinitaly, i consumatori sembrano prediligere sullo scaffale sempre più le bottiglie da 0,75 a denominazione d’origine. Il loro prezzo medio continua a crescere: 5,55 euro per la bottiglia da 0,75 nel 2021 (con un aumento del 4,1% sul 2020).

“È un vero spettacolo visivo e sensoriale la vastità delle produzioni pugliesi presenti in questa edizione 2022 del Vinitaly – evidenzia Luca Lazzàro, presidente di Confagricoltura Puglia – La nostra regione produce risultati eccellenti sul vino, siamo competitivi e possiamo offrire ai consumatori prodotti di alta qualità e per tutte le tasche”.

La Puglia dunque con 9.000.087 ettolitri (11% del valore nazionale) è la seconda regione in Italia per produzione dopo il Veneto (11.717.223 ettolitri). L’Italia è il maggior produttore di vino nel mondo: quasi un quinto del vino prodotto a livello globale viene dal nostro Paese, per l’esattezza il 18,5 per cento.

“Quello che ci preoccupano oggi – aggiunge – non sono la produzione e la ricerca di nuovi mercati ma la cattiva informazione e l’aumento dei costi di produzione. L’approccio al vino deve sostenersi su messaggi non terroristici ma basati su educazione, consapevolezza e moderazione.

In merito ai costi di produzione: gli aumenti dell’energia, degli imballaggi e delle materie prime frenano l’economia e minacciando la competitività dei settori produttivi. Gli incrementi vanno dal 15% sul costo delle bottiglie in vetro sino al 30% di rincari nel packaging”.

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