180mila pugliesi consumano birra ogni giorno: boom artigianali e agricole

L'11% dei pugliesi la beve stagionalmente ed il 34% raramente, un andamento che ha fatto esplodere anche il fenomeno delle birre artigianali e di quelle agricole

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Il caldo africano fa aumentare i consumi di birra, con 180mila pugliesi che la consumano ogni, pari al 4,6%, l’11% dei pugliesi la beve stagionalmente ed il 34% raramente, un andamento che ha fatto esplodere anche il fenomeno delle birre artigianali e di quelle agricole. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base dei dati Istat sui consumi della birra in Puglia, in occasione della Giornata Nazionale della Birra Artigianale.

“I microbirrifici in Puglia sono arrivati a quota 110, con le province di Bari e Lecce che guidano la classifica regionale delle aree dove l’attività birraria ha preso piede, con rispettivamente 42 e 31 aziende, seguite da Foggia con 17 birrifici, Taranto 15 e Brindisi 5.

La nuova tendenza è la ‘birra agricola a Km0’, un prodotto sempre più ‘smart’ inventato dalle aziende agricole pugliesi, che se la gioca bene sul fronte del gusto e dell’innovazione, come la birra al carciofo, la birra di grano ‘Cappelli’, la birra di fichi, piuttosto che la birra alla canapa”, spiega il Presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.

Per questo è nato il Consorzio a tutela della birra artigianale Made in Italy che garantisce l’origine delle materie prime, dal luppolo all’orzo e la lavorazione artigianale contro la proliferazione di finte birre artigianali e l’omologazione dei grandi marchi mondiali.

Il Consorzio Birra Italiana per la tutela e la promozione della birra artigianale italiana si pone l’obiettivo di raccontare e promuovere, in Italia ed all’estero, la qualità delle materie prime e delle birre artigianali italiane, vero elemento di distinzione e di legame con il territorio italiano favorendo la coltivazione di orzo, dal quale si ricava il malto, e del luppolo, principali materie di base per la preparazione della popolare bevanda.

Il Consorzio sostiene i birrifici nel reperimento di materia prima italiana, da filiera tracciata e garantita con gli associati che si impegnano a utilizzare nelle loro produzioni almeno il 51% di materia prima italiana creando una filiera dal campo al boccale con una collaborazione sempre più stretta con i coltivatori italiani di orzo e luppolo. Il successo delle birre nazionali ha già favorito anche la produzione del malto italiano.

Oltre a dare un contributo utile all’economia, la birra artigianale rappresenta anche una forte spinta all’occupazione soprattutto tra gli under 35 – aggiunge Coldiretti Puglia – che risultano i più attivi nel settore con profonde innovazioni che vanno dalla certificazione dell’origine a chilometro zero al legame diretto con le aziende agricole, ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i “brewpub” o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica.

Il consumo – spiega Coldiretti regionale – è diventato negli anni sempre più raffinato e consapevole con la ricerca di varietà particolari e una produzione artigianale Made in Italy, una voglia di gusto che è andata di pari passo con il boom dei birrifici artigianali, quadruplicati negli ultimi dieci anni, passando da poco più di 200 a oltre 860 fra brew pub, dove è anche possibile consumare sul posto la birra prodotta e micro birrifici di cui 1 su 4 agricolo con 55 milioni di litri prodotti.

Stanno nascendo anche nuove figure professionali – ricorda Coldiretti Puglia – come il “sommelier della birra” che conosce i fondamentali storici dei vari stili di birre ed è capace di interpretarne, tramite opportune tecniche di osservazione e degustazione, i caratteri principali di stile, gusto, composizione, colore, corpo, sentori a naso e palato e individuarne gli eventuali difetti, oltre a suggerire gli abbinamenti ideali delle diverse tipologie di birra con primi piatti, carne o pesce e anche con i dolci. La birra è sempre più bevanda di degustazione con richiami al territorio e al Made in Italy, due caratteristiche evocate, non sempre a proposito – conclude la Coldiretti regionale – da etichette e pubblicità anche dai grandi marchi industriali.

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