Vola export vino pugliese: +46% in 5 anni

Le vendite segnano una crescita del 24% nei primi 3 mesi del 2022, nonostante a causa dei rincari energetici e della guerra in Ucraina siano aumentati del 35% i costi per la produzione ed il trasporto del vino

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Vola l’export del vino pugliese con un aumento del 46% in 5 anni, il doppio che in Italia, mentre le vendite segnano una crescita del 24% nei primi 3 mesi del 2022, nonostante a causa dei rincari energetici e della guerra in Ucraina siano aumentati del 35% i costi per la produzione ed il trasporto del vino con un impatto pesante sulle aziende vitivinicole.

E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Puglia, in occasione del convegno a Lecce su mercati e identità territoriali del vino della Puglia, dove è stato diffuso il primo report di NOMISMA sul posizionamento dei vini pugliesi alla luce dei nuovi scenari di mercato, con Denis Pantini,  Responsabile agroalimentare e di Wine Monitor di Nomisma, Riccardo Cotarella, Coordinatore del comitato di supporto delle politiche del mercato del vino di Coldiretti, Massimo Tripaldi, Presidente di Assoenologi Puglia, Donato Pentassuglia, Assessore regionale Agricoltura e Francesco Ferreri, Presidente della Consulta Nazionale Vino di Coldiretti.

In 5 anni dal 2016 al 2021 l’export dei vini pugliesi – riferisce Coldiretti Puglia – ha raggiunto il valore di 179 milioni di euro, con un aumento del peso dell’Asia, che resta comunque ancora ridotto, con +526% di export in Corea del Sud, mentre sono cresciute le vendite del 75% negli Stati Uniti, del 70% in Germania, del 69% in Cina, del 39% in Svizzera e del 33% in Giappone.

Nel primo trimestre 2022, nonostante gli effetti del Covid e della guerra in Ucraina – aggiunge Coldiretti Puglia – sono cresciute le esportazioni dei vini pugliesi del 24,1%, più della media nazionale al 18,6%, con una performance positiva in UK del +121%, in Francia del +44%, in Germania del +27%, in Cina +24% e Svizzera +18%, con un calo solo negli Stati Uniti del -13% e in Giappone del -29%.

I successi dei vini pugliesi continuano nonostante le aziende vitivinicole Made in Italy – sottolinea la Coldiretti regionale – si siano trovate a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori con le bottiglie di vetro che costano più del 30% in più rispetto allo scorso anno, mentre il prezzo dei tappi ha superato il 20% per quelli di sughero e addirittura il 40% per quelli di altri materiali. Per le gabbiette per i tappi degli spumanti gli aumenti sono nell’ordine del 20% ma per le etichette e per i cartoni di imballaggio si registrano rispettivamente rincari del 35% e del 45%, secondo l’analisi Coldiretti. Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge – continua la Coldiretti Puglia – la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%. In generale, secondo il global index Freightos, importante indice nel mercato delle spedizioni, l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 dollari di un anno fa.

“La Puglia può ripartire dai punti di forza con il vino che ha dimostrato resilienza di fronte la crisi e può svolgere un ruolo di traino per l’intera economia”, ha argomentato Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, nel sottolineare che “per sostenere il trend di crescita del vino Made in Italy serve anche agire sui ritardi strutturali e sbloccare tutte le infrastrutture, abbattendo al contempo i costi, che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”.

Occorre peraltro ricordare che sino ad oggi – insiste Coldiretti Puglia – l’incremento dei costi è stato scaricato sulle spalle dei viticoltori, come dimostra il fatto che il prezzo di vendita del vino, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat, è aumentato al dettaglio di appena il 2,5% a maggio 2022 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre gli alimentari sono aumentati in media del 7,1%.

“Ma lo scenario del settore vitivinicolo va analizzato, anche alla luce delle preoccupazioni dei consumatori per il ‘carovita’, a seconda dei canali di vendita su cui le diverse strutture di produzione e commercializzazione indirizzano le proprie produzioni, con la flessione delle vendite nei primi 3 mesi del 2022 nella Grande Distribuzione Organizzata dei vini DOP dell’11,2%e degli IGP del -9.7%, mentre per la ripresa piena delle attività della ristorazione abbiamo un +89% del fatturato nel canale Ho.Re.Ca, dove sono proprio i vini a denominazione al centro dell’offerta enogastronomica”, ha aggiunto Gianni Cantele, responsabile della Consulta Vitivinicola di Coldiretti Puglia.

Il timore di entrare in recessione con lo scenario inflattivo e di crisi, determinerà strategie di risparmio dei consumatori “con solo il 4% che dichiara che non ci sarà alcun cambiamento nelle abitudini di acquisto e di consumo, il segnale evidente che l’inflazione con il caro bollette e i rincari dei beni alimentari avrà effetti tangibili nei prossimi mesi sulle scelte di acquisto dei consumatori”, ha aggiunto Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia.

L’elemento che caratterizza maggiormente la nuova stagione del vino italiano – continua la Coldiretti – è, infatti, l’attenzione verso la sostenibilità ambientale, le politiche di marketing, anche attraverso l’utilizzo dei social, e il rapporto con i consumatori, con i giovani vignaioli che prendono in mano le redini delle aziende imprimendo una svolta innovatrice.

Per sostenere il trend di crescita del vino pugliese con il vantaggio competitivo temporaneo determinato dal tasso di cambio, serve ora agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo, conclude Coldiretti Puglia, nel sottolineare l’importanza di cogliere l’opportunità del Pnrr per modernizzare la logistica nazionale che ogni anno rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export, ma anche lavorando sull’internazionalizzazione per sostenere le imprese che vogliono conquistare nuovi mercati e rafforzare quelli consolidati valorizzando il ruolo strategico dell’ICE e con il sostegno delle ambasciate.

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